lunedì 30 marzo 2009

io ≠ dio

«Se al progresso tecnico non corrisponde un progresso nella formazione etica dell’uomo, nella crescita dell’uomo interiore allora esso non è un progresso ma una minaccia per l’uomo e per il mondo»

Così recita l’Enciclica Spe Salvi del papa Benedetto XVI.

Non vi addolora leggere e sentire continuamente opposizioni così severe alla scienza?

La scienza è vista dalla cristianità come una forza del male, progresso vuol dire luce, e luce è felicità, felicità che nella conoscenza si forma senza Dio. Per me il divino imposto dalla società cattolica è una forza di cui aver paura, e l’ignoranza è l’unica vera ragione che permette a questo timore di continuare a risiedere nell’anima umana.

Vivere timorati di Dio non è vivere, ma esistere senza riconoscere la straordinarietà dell’essere umano in se che è il risultato di milioni di anni di evoluzione.
Quando la società accetterà l’uomo per quello che è forse sarà davvero possibile un’evoluzione etica, un’evoluzione nel modo di pensare, nel modo di agire, nel modo di affrontare il quotidiano.

Per me quest’evoluzione si concentra nell’utopia di un mondo sereno, un mondo in cui si accetta la realizzazione dell’uomo nel mondo terreno utilizzando il tempo a disposizione in maniera saggia.

Mi demoralizza pensare come ancora una fetta di società così ampia possa appoggiare un’ideologia così conservatrice, negando la possibilità di un vero progresso interiore, una vera spinta filosofica che possa dare un senso alla vita dell’uomo.
Non voglio demonizzare solo la chiesa cristiana che in fondo è solo una malattia che infetta la nostra società come lo sono il materialismo e l’individualismo.

Però ci si ammala di cattolicesimo nel modo in cui accentuano le differenze con i popoli di altre culture, che a loro volte rivendicano i loro Dei come originali, scatenando sgomento, odio, discriminazione.

Chiesa è una malattia perché frena il progresso, frena l’affermarsi di un’etica che tenga conto dell’evoluzione, che consideri positivo il desiderio dell’uomo a spingersi oltre i propri confini del sapere. Viene negato tutto questo con una presunzione che forse non si dovrebbe permettere chi si è macchiato di crimini e che oggi si riconosce in uno stendardo insanguinato dalle vicende più irrazionali di cui non voglio fare esempi.

Io voglio vivere in pace, la via è segnata! Crederò solo nell’uomo e nella scienza. Così predicava Zarathustra, Nietsche professava una nuova corrente: quella dell'uomo senza Dio, dell'uomo nuovo, dell'uomo grande perchè uomo, uomo che in cento anni ancora non si è visto.

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