venerdì 13 marzo 2009

Il mondo antropocentrico


Abbiamo per secoli perseguitato coloro i quali sostenevano l’eresia che la terra fosse “tonda” e non al centro dell’universo. Li abbiamo fatti abiurare, Galileo Galilei, li abbiamo torturati, li abbiamo bruciati. Siamo stati noi del mondo occidentale, noi cattolici.


L’uomo, l’umanità, quando vede spodestata un’alienabile convinzione si agita, in tutti i modi cerca di debellarsi alle nuove correnti di pensiero. L’uomo, il più degli uomini, è ottuso per paura del nuovo, la scarsità di curiosità rende difficile l’adattamento forgiando dei pregiudizi che hanno una forza tale da foraggiare il conservatorismo più spinto e ripugnante.


Le vicende attuali sono segnate da questo spirito, condiviso da gran parte della collettività, che si ribella a tutto ciò che richiede uno sforzo di accettazione della modifica di una legge morale. È stato il caso di Eluana, è stato il caso della ricerca sulle cellule staminali, è il caso degli omosessuali e dell’aborto, e qui se ne potrebbero citare moltissimi altri. L’evoluzione etica, come mi piace definirla, dovrebbe diventare una bandiera dei nuovi pensatori che possano diffondere a tutti i cittadini. Dobbiamo essere aperti al nuovo sapendo cogliere che l’evoluzione è necessaria anche nel campo morale. Mi dispiace che questa formulazione possa sembrare una crociata più che una sentita necessità.


Pensiamo d’altro canto a quanto di amorale convive nelle nostre società che non viene condannato ma accettato, pure qui l’evoluzione etica vede una sua applicazione.
Ma andiamo al punto, volevo toccare un argomento che molti ritengono lontano, lo vedo vicinissimo, l’etica del rapporto umano-artificio, organico-macchina.
Due correnti di scienziati stanno macinando record su record. La prima fa ricerca, adora i robot, pensa all’elettronica come protagonista della vita umana del secolo appena iniziato. La seconda fa ricerca anch’essa ma adora pensare di poter trovare le chiavi di volta della genesi umana; Cellule staminali o no, sono capaci di ricostruire arti, polmoni, organi e l’ultima frontiera sembra essere la ricostruzione di tessuto celebrale e nervoso.


Quando queste due correnti si incrociano, si scontrano, creano senza dubbio un problema etico. Saremo capaci di considerare uomo l’uomo o il cyborg creato dall’ingegno della scienza? Forse saremo tanto impauriti da essere sostituiti che ne rinnegheremo l’esistenza, ne rinnegheremo i diritti, li odieremo. Mary Shelley lo aveva previsto, lo aveva raccontato, oggi è più realtà che sogno o incubo. Le critiche al suo "Prometeo moderno" sono ad oggi insuperate. Quando saremo pronti ad affrontare con saggezza e non con miopia questi temi forse la specie si potrà considerare inserita nella società del progresso. Ora però ci accontentiamo di vivere nella società della paura e dell’ignoranza. Isaac Asimov analizzando questo diffuso sentimento dice: l’umanità è “ una specie che non soltanto era consapevole della propria esistenza, ma aveva la capacità di essere insoddisfatta di se stessa”.


L’insoddisfazione offusca gli orizzonti del progresso rendendoli lontani, rendendoli inarrivabili ai più, troncando il sentimento di evoluzione collettiva, smorzando la speranza terrena e alimentando il bisogno di figurarsi un aldilà più o meno definito nelle diverse culture.

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