domenica 19 aprile 2009

John Lilly


Visione, questa è scienza.

Esigui, immagino, saranno coloro che non hanno visto il film Matrix. Matrix racconta di un futuro grigio ed oscuro dove uomo e macchina diventano antagonisti ma per la loro sopravvivenza vivono in una simbiosi forzata. Gli uomini asserviti alle macchine vivono come in un sogno, senza toccare mai la realtà dove sono addormentati in delle vasche che ne azzerano i sensi. L'uomo è solo mente, una mente drogata a cui vengono fornite solo delle percezioni artificiali.

A qualcuno questo potrà far sorridere, invenzione della fantasia di un buon soggettista, ma leggendo le pagine di un grande neuroscienziato ci si ricrede, ci si regala un momento per riflettere.

John Lilly, psicanalista americano, ha dedicato la sua carriera scientifica nella ricerca da assoluto pioniere sulla coscienza. La sua storia è esemplare per la ricchezza di scritti e di elementi visionari che hanno caratterizzato un connubio non solo tra uomo e macchina, ma l’ipotesi di una possibile rete di connessione mondiale tra esseri intelligenti che stia alla base di una coscienza collettiva, una coscienza che governa le coincidenze che si verificano nella vita di tutti i giorni. Da qui nacque infatti un comitato che si chiama E.C.C.O. ovvero Earth Coincidence Control Office, incaricato di studiare questi fenomeni.
L’opera più famosa forse è la vasca di deprivazione sensoriale, ovvero una vasca dove l'uomo galleggia in assoluto silenzio, azzerando i sensi per l'appunto. Nel cinema si sono viste spesso citazioni della vasca di Lilly, è il caso sopra citato di Matrix, ma anche il caso del Tempio di Minority Report di Spielperg. Il neuroscienziato ha testato su se stesso gli effetti della vasca al fine di scoprire di più sul mondo interiore. Gli studi a cui si sottopose lo portarono ad attribuire grandi capacità all’intelletto umano e lo spinsero a raggiungere meandri mai esplorati della psiche.

Ma la straordinaria tenacia di quest’uomo e scienziato negli studi sul rapporto tra delfini ed intelligenza umana lo porterà ad eclatanti risultati. Già negli anni 60 sostenne che i delfini avessero le capacità mentali per riprodurre il linguaggio umano, e negli anni 80 cercò di insegnare ai delfini un linguaggio sintetizzato al computer per poter comunicare con l’uomo.
Uno dei più straordinari saggi che questa personalità illustre ci lascia è “Programming and Metaprogramming the Human Biocomputer” dove riassume teorie ed esperimenti dei computer che verranno. Sono teorie illustrate di macchine pensanti ancora da costruire ma da lui inventate e sognate.

John Lilly ci abbandona nel 2001 ma rimarrà per sempre nella storia del progresso scientifico come pioniere dell’intelligenza artificale.

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